Scilla nella mitologia e nella leggenda

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Fin dall’antichità lo stretto di Messina è stato ricco di fascino e la navigazione è sempre stata molta difficoltosa per via delle forti correnti e vortici che vi si formano, tutto ciò ha contribuito a creare diversi miti; il più famoso è la leggenda di Scilla e Cariddi, quest’ultima in Sicilia in provincia di Messina.

Gli antichi chiamarono questi gorghi Cariddi (colei che risucchia), quello che si forma davanti alla spiaggia del Faro e Scilla (colei che dilania), quello che si forma sulla costa calabrese, da Alta Fiumara a Punto Pizzo.

Scilla e Cariddi erano due mostri marini che vivevano nello stretto di Messina. La leggenda narra che Scilla, splendida ninfa, figlia di Forco e Crataide, trascorreva i suoi giorni nel mare, giocando con le altre ninfe e rifiutava tutti i pretendenti. Quando il dio del mare Glauco si innamorò di lei, andò dalla maga Circe a chiedere un filtro d’amore, ma Circe a sua volta si invaghì di lui. Rifiutata da Glauco, rosa dalla gelosia, trasformò la rivale Scilla in un mostro con dodici piedi e sei teste, nelle cui bocche spuntavano tre file di denti. Secondo alcuni, intorno alla vita aveva appese teste di cani che abbaiavano e ringhiavano ferocemente.

Il mostro si nascose in una spelonca dello stretto di Messina, dal lato opposto a quello di Cariddi, e quando i naviganti si avvicinavano a lei, li divorava con le sue bocche.

Venne infine trasformata in roccia ed è in questa forma che la trovò Enea passando dallo stretto.  Per approfondire le origini del mito visita la pagina web dedicata su Wikipedia.